Burocrati della Regione con due indennità. La Corte dei Conti vuole indietro il denaro percepito indebitamente
Una sentenza che farà certamente discutere ma che a noi appare di una equità disarmante e che scrive la parola fine a decenni di privilegi e che ora mette in apprensione decine di dirigenti regionali.
La sezione giurisdizionale della Corte dei conti, presieduta da Luciana Savagnone, ha condannato l’ex dirigente generale Anna Rosa Corsello a restituire 163.370 euro. Una cifra che la burocrate ha trattenuto indebitamente e non è la sola.
Corsello avrebbe dovuto versare nelle casse della Regione i compensi-extra che si è attribuita come liquidatrice di Biosphera e Multiservizi dalla fine del 2011.
È la prima pronuncia di un giudice che accerta l’obbligo, per i colletti bianchi della Regione, di versare le indennità aggiuntive percepite.
La Corte conferma, in buona sostanza, l’impianto accusatorio del procuratore Gianluca Albo e sancisce il principio della “onnicompensività” dello stipendio versato dalla Regione. Chi prende soldi in più, “in ragione di qualsiasi incarico conferito dall’Amministrazione cui presta servizio o su designazione di essa”, deve premunirsi a restituirli.
E ora sono tanti i colleghi a tremare. Perché in tanti negli anni scorsi hanno assunto incarichi extra retribuiti dai collaudi alle nomine in consiglio di Amministrazione di enti e società. La Procura della Corte ha delegato la Guardia di finanza ad avviare accertamenti alla fonte: le Fiamme gialle hanno cominciato a verificare le entrate di denaro a favore di decine di dirigenti. Per capire se, e a che titolo, siano stati percepiti dei compensi da amministrazioni esterne alla Regione. E che fine, realmente, abbiano fatto quelle centinaia di migliaia, forse milioni, di euro cui i burocrati avrebbero dovuto rinunciare.