Sfida all’ultimo voto con l’incognita astensionismo: sarà un duello all’ultimo voto
Finalmente si è chiusa in Sicilia la campagna elettorale più pesante degli ultimi anni. Troppi insulti, troppo livore, troppa demagogia e pochi programmi. Se dovessimo dare un voto alla qualità dei candidati scesi in campo per il rinnovo della classe politica siciliana, in pochi si sono salvati e dovremmo ammettere che Dio ci salvi da questa mediocrità politica.
Però, vi confessiamo che un dubbio si è incuneato tra la ragione ed il cuore e ci siamo chiesti: ma per caso, non è che i candidati rispecchiano il livello degli elettori siciliani? E se tanto mi da tanto, quale classe dirigente si profila all’ARS? meglio non pensarci e vediamo di mettere insieme alcune considerazioni scaturiti dalla competizione che da oggi, per fortuna, ci lasciamo alle spalle.
Le piazze e gli attacchi incrociati, l’ombra delle alleanze e le ripercussioni sugli equilibri nazionali: si chiude la campagna delle Regionali in Sicilia e, nell’ultimo giorno prima del silenzio elettorale, Beppe Grillo e Davide Casaleggio sbarcano sull’Isola per dare la volata a Giancarlo Cancelleri per una sfida all’ultimo voto con il competitor del centrodestra Nello Musumeci, sostenuto da una coalizione ancora non solidissima. Mentre a sinistra l’outsider Claudio fava insidia Fabrizio Micari, il candidato di Pd e Ap.
E’ Davide Casaleggio, un po’ a sorpresa, ad unirsi alla biciclettata M5S a Palermo – con tutti i big presenti oltre a diversi parlamentari – a sostegno di Cancelleri. «Sono fiducioso», ammette derubricando il grande nodo dell’alleanza di governo che alleggia sul M5S in Sicilia come in Italia: «Non penso sia difficile se i siciliani lo vorranno». Il 5 novembre si vota «per la liberazione della Sicilia», incalza Luigi Di Maio, l’uomo dallo sguardo algido, prima di salire sul palco del comizio del finale, davanti al Teatro Massimo e fare un appello tutto siciliano alle urne.
Poi è Grillo a salire sul palco in uno show che infiamma la folta platea palermitana. «Siate curiosi, siciliani. L’indifferenza è morte. Chi non vota si crea un alibi, noi non siamo come gli altri. Aprite gli occhi e non li vedrete più», urla prendendosi gioco di Totò Cuffaro e provocando gli stessi siciliani: «Avete tutto, la profondità di Pirandello e la cattiveria di Riina. Siete autonomi o no? Sono 100 anni che vi prendono per il c….».
Il tutto mentre i tre leader del centrodestra lasciano l’Isola dopo essersi ritrovati tutti al tavolo di Musumeci. «Vinceremo in Sicilia e alle Politiche», assicura Silvio Berlusconi, che continua ad attaccare i pentastellati: «Votarli è masochismo, è un partito pauperista e giustizialista». Mentre un semi-endorsement ai 5 stelle arriva dal governatore uscente Rosario Crocetta. «Chi voterei se non ci fosse Micari? Sicuramente nella lista di Cancelleri non ci sono impresentabili», osserva.
Micari chiude la sua campagna a Palermo con Matteo Richetti e Maurizio Martina anche se sul rettore palermitano pesa una campagna quasi «in solitudine», con Matteo Renzi giunto sull’Isola solo per una toccata e fuga. Anche se, il segretario Pd, nella sua news, evidenzia come domenica ci sia un «voto importante per il futuro della Sicilia» e che su Micari sia stata costruita «un’alleanza oltre il Pd». Pier Luigi Bersani e Nicola Fratoianni sono giunti invece a Palermo per la chiusura del loro candidato Claudio Fava. «Da qui può partire una bella spinta per l’Italia», sottolinea l’ex segretario Dem prima di incrociare, nella centrale via Maqueda, i big M5S. Lui, intanto, continua ad attaccare il segretario del PD spalleggiato da un insopportabile Massimo D’Alema.
E Fava, alla fine, potrebbe rilevarsi un outsider determinante sia nella distanza che lo separerà da Micari sia nella prospettiva di un appoggio a Cancelleri. La sua figura adamantina dovrebbe favorirlo ma i pronostici della vigilia non sono dalla sua parte. Peccato. Mentre c’è chi, nella Sinistra, guarda anche alle possibili ripercussioni nazionali delle perfomance di Micari e Fava. Ripercussioni che potrebbero arrivare anche nel Pd e nei centristi. «Noi abbiamo liste pulite e siamo seri, le chiacchiere le lasciamo agli altri», è l’ultimo appello di Angelino Alfano, leader di Ap che, come tutti gli altri, in Sicilia si gioca una buona parte del suo futuro politico.


